Popoli del Sahara

“Dio ha creato un paese pieno d’acqua perché gli uomini possano viverci,
un paese senz’acqua perché gli uomini abbiano sete,
e un deserto: un paese con e senza acqua,
perché gli uomini trovino la loro anima”

Proverbio tuareg

Nel Sahara le forme di popolamento del territorio sono sempre state strettamente legate alla disponibilità di risorse indispensabili alla vita umana, in un contesto globale di aridità. La varietà delle soluzioni che popolazioni diverse nel corso della preistoria e della storia hanno trovato per le condizioni ambientali locali illustra chiaramente le capacità del genio umano di evolversi e di adattarsi a questo territorio sempre più ostile, lasciando inoltre tangibili tracce delle proprie culture. Le organizzazioni sociali nate dal deserto e nel deserto sono quindi strettamente legate al modo di sfruttamento delle risorse naturali (l’acqua e la terra) e alle loro valorizzazioni.
Il Sahara, prima di conoscere quel processo di inaridimento progressivo che lo ha portato al deserto attuale iniziato circa 4.500 anni fa, ha conosciuto nel tempo vari periodi umidi importanti, testimoniati da tracce sia naturali (sedimenti di terreni umidi), sia umane (arte rupestre e utensili). Questo ha fatto sì che quell’evoluzione culturale che portò l’uomo dall’essere cacciatore-raccoglitore a diventare sedentario, allevatore e agricoltore, lasciasse nuovamente il posto a forme di vita semi-nomade e nomade, spopolando il territorio e respingendo gli agricoltori verso quelle depressioni lacustri del Sahara meridionale e verso un nuovo tipo di agricoltura che andò sviluppandosi nelle e attorno alle oasi. La ripartizione attuale dei popoli sahariani deve tener conto però dei mutamenti politici ed economici che hanno caratterizzato in un modo o nell’altro pressoché tutti i Paesi del Sahara moderno. Mentre alcuni hanno risentito in modo estremo dell’inaridimento del territorio, come l’area del Deserto Libico che è stata definitivamente abbandonata per l’impossibilità di viverci, in altri Paesi, come in Algeria e in Libia, dove il nuovo ed enorme potenziale petrolifero necessitava una manodopera, si è verificata un’urbanizzazione di massa, anche forzata, con abbandono del territorio e delle attività tradizionali; negli altri Paesi sahariani, come in Ciad, Niger, Mali e Mauritania, tra i Paesi più poveri al mondo, la mancanza o scarsità dell’oro nero o di altre potenziali ricchezze, ha giocoforza conservato la tradizionale distribuzione sul territorio di sedentari e nomadi, come unica risorsa per poter, più che vivere, sopravvivere. Questa ripartizione delle popolazioni riflette nello stesso tempo l’occupazione del territorio e la divisione del lavoro tra agricoltori sedentari e allevatori semi-nomadi e nomadi, in un delicatissimo ma imprescindibile legame: non potrebbero esistere nomadi se non esistessero sedentari, così come non potrebbero esistere sedentari senza l’esistenza di nomadi.

Le tre popolazioni principali del Sahara sono i tubu nel Sahara centro-orientale, i tuareg nel Sahara centrale e i mauri distribuiti nel Sahara occidentale.