Vivere il Sahara

Viere il Sahara HoepliDall’alto di una strategica terrazza rocciosa si domina l’intero canyon. Sotto di noi la guelta è ancora addormentata. Silenzio. Solo qualche cinguettio che uccelli lanciano da un volo disordinato. Le pareti della gola si alzano molto più in alto della terrazza e guardano l’arrivo della nuova giornata come immobili sorveglianti di pietra dal tempo dei tempi. All’inizio impercettibilmente poi sempre più nitidamente, un suono allungato dall’eco risveglia l’ingresso del canyon e i cammelli cominciano a entrare in scena. Prima cinque, poi altri dieci, poi ancora e ancora, tutti diretti all’acqua della guelta. La gola si riempie di grida e di lamenti, piccoli che cercano la madre e madri che cercano i piccoli, poi i cammellieri, adulti e bambini, che con grande determinazione danno un ordine all’abbeverata organizzando le oramai centinaia di animali decisi ad arrivare alla meta. Tutto ciò accade da un lato della guelta e della gola, mentre dall’altro lato è tutto ancora calmo e silenzioso come prima, solo una leggera brezza che soffia sulle canne ai bordi dell’acqua. Nel frattempo il sole si è alzato e comincia a scaldare l’acqua e le rocce circostanti. Molto lentamente cominciano ad apparire alcuni coccodrilli che si lasciano galleggiare sul pelo dell’acqua o salgono sulle prime rocce già calde sui bordi della guelta. Adesso la scena è completa: cammelli, nomadi grandi e piccini, coccodrilli, acqua, e la vita, in pieno deserto, ha raggiunto la sua massima completezza. Ho i brividi. Ancora una volta, difronte ad uno spettacolo del genere, la pelle mi si increspa.

Ancora una volta, dopo venticinque anni di spettacoli sahariani, il Gran Deserto è capace di generare emozioni. E non è solo la vista di un bel paesaggio a stimolare i sensi: sono gli odori, i sapori, i colori, le persone, che nel deserto assumono caratteri eccezionalmente “vitali”. La natura è bella ovunque essa sia, certo, ma il Sahara ha qualche cosa che si aggiunge alla semplice bellezza di un paesaggio. Un incontro con la semplicità disarmante di una famiglia nomade non genera forse un sentimento molto simile alla “nostalgia”? Ma nostalgia di che cosa, visto che non siamo mai stati nomadi… Non è forse una nostalgia di uno stato d’animo, di una semplicità che non abbiamo mai vissuto nel nostro mondo “civilizzato” sempre più privo dei caratteri più elementari e basilari dell’uomo, non è forse un ritorno alle nostre origini dimenticate? Nel Sahara è tutto incredibilmente esplicito: il paesaggio è nudo e si impone prepotentemente nella sua realtà minerale; non esiste il superfluo, non esiste l’abbondanza, è tutto diretto, alla portata dell’occhio e della mente, per chi vuole vedere, naturalmente. Théodore Monod diceva: “Monotono il deserto? Volete scherzare? Indubbiamente per chi è cieco, intendo dire realmente non vedente, oppure per chi viaggia in modo banale e con mediocrità, senza curiosità e senza saper vedere né guardare.”